Un anello…

di Anna Sanfelice Visconti

Un anello, un semplice anello, difficile da individuare in mezzo ad un mare di gemme scintillanti. Ma andiamo con ordine.

È il 13 gennaio 1527 e Napoli è devastata dalla peste, ma nel Duomo si accalca una gran folla per celebrare l’anniversario della traslazione delle reliquie di S. Gennaro. C’è il Vicario Generale, gli Eletti dei Seggi, o Sedili, della città, e il popolo napoletano. Al termine della Messa si fa voto unanime di erigere al Santo una cappella, chiedendogli di fermare la terribile epidemia che ha già fatto sessantamila vittime, e si fa redigere al Notaio presente un atto formale. Praticamente un contratto; tu ci liberi dalla peste, e noi ti costruiremo una cappella senza paragoni per magnificenza e ricchezza.

Nasce così la Cappella del Tesoro di S. Gennaro all’interno del Duomo. Ci vorranno più di cento anni per completarla, non senza risvolti inquietanti; l’opposizione degli artisti locali contro i celebri pittori “forestieri” chiamati a decorarla arriverà alle minacce di morte. Il Cavalier d’Arpino rinuncerà, il Domenichino accetterà solo dopo che il Viceré gli avrà assicurato protezione per sé e la famiglia, ma morirà (chi insinua avvelenato) prima di iniziare a dipingere la cupola. Finalmente, affidando ad alcuni degli artisti napoletani una parte dei lavori, la guerra avrà termine. La cupola verrà affrescata dal Lanfranco, ma in compenso le vele saranno dipinte da Belisario Corenzio e dal suo allievo Battistello Caracciolo, mentre al Ribera e a Massimo Stanzione verranno commissionati due grandi pannelli di rame per gli altari laterali della cappella.

Il risultato è magnifico. Basti pensare al paliotto d’argento massiccio cesellato dell’altare centrale, agli enormi candelabri sempre d’argento, alle statue di Santi in bronzo, al trionfo di pitture, marmi, dorature. Ma la testimonianza più significativa del legame del Santo con la sua città non sta nella cappella; si trova nel museo adiacente al Duomo, ed è la collana di S. Gennaro.

Nel 1679 la Deputazione degli Eletti aveva stabilito di far realizzare una collana, per ornare il busto-reliquiario del Santo nelle maggiori ricorrenze. L’orafo Michele Dato la consegna il 18 ottobre dello stesso anno; un lavoro finissimo, sfarzoso e delicato nello stesso tempo. Solo che nel tempo regnanti, personaggi della società e devoti hanno voluto aggiungere le loro testimonianze al collare originario, e così il gioiello è diventato un insieme eterogeneo di croci, spille, borchie e mezzelune gemmate. Da Carlo III e dalla moglie Maria Amalia a Francesco I in occasione dell’ascesa al trono, da Maria Cristina di Savoia a Giuseppe Bonaparte nel breve periodo del suo regno, fino a Vittorio Emanuele II, ad Umberto I e alla regina Margherita, tutti hanno voluto lasciare un segno di attenzione verso il protettore della città. Così come la duchessa di Casacalenda, il duca di Belcastro, e tanti altri. I loro doni, aggiunti in una scintillante confusione alla collana, sono elencati con estrema pignoleria nella relazione di un certo Bellucci, che fra tanti nomi importanti annota anche l’offerta di un anello da parte di “una dama” senza nome. Difficile trovarlo in mezzo a tanto scintillio di gemme; ma il ricordo dell’ignota donatrice è rimasta nella memoria collettiva della città come dell’unico oggetto di valore in possesso di una donna, offerto a S. Gennaro per una speciale grazia ricevuta, e inserito, a giusto titolo, in mezzo ai doni preziosi di aristocratici e regnanti.

Da “Il Giardino Segreto”, rubrica settimanale di

Anna Sanfelice Visconti, Pagina FB Capellania Universitaria della Gregoriana

 

Anna Sanfelice Visconti

Napoletana, laureata in Giurisprudenza e Scienze Politiche all’Università di Roma la Sapienza, ha esercitato la professione di avvocato tra un trasferimento e l’altro del consorte Leonardo Visconti di Modrone. Ha all’attivo diverse pubblicazioni, frutto di ricerche sulle carte di famiglia, sulle consorti che hanno vissuto le turbolenze del Vicino e Medio Oriente, e sui propri ricordi di vita al seguito del marito. Tiene una rubrica settimanale sulla pagina Facebook della Cappellania dell’Università Gregoriana, “Il giardino segreto”, luogo immaginario in cui fiorisce la bellezza nelle diverse forme: arte, musica, poesia. Iscritta all’ACDMAE quasi fin dagli inizi, ne è stata a lungo Presidente.

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