…e le bietole di Michelle?

di Susanna Bonini Verola

Il controcanto divertente, irriverente di Susanna! Ma tant’è: tutto il mondo se lo chiede… potevamo forse non affrontare il problema anche noi di ALTROV’E’?

Senza dubbio Michelle Obama, la prima first lady afroamericana degli Stati Uniti, resterà nella storia: per aver interpretato con dinamismo e straordinaria vitalità il suo ruolo istituzionale, per aver tenacemente dimostrato che la moglie del Presidente, la donna più potente d’America, può benissimo conciliare il suo ruolo ufficiale con quello privato di moglie e di madre e, non da ultimo, per le proprie prese di posizione risolute e non convenzionali. Prima fra tutte quella che ha ispirato per ben due mandati presidenziali la sua crociata contro l’obesità infantile, a favore del cibo salutare. Una battaglia che Lady Obama ha indissolubilmente legato alla sua passione per la coltivazione e al suo orto, il primo della storia della Casa Bianca, il più fotografato e il più conosciuto del Paese.

Fedele all’adagio “Coltiviamo per il piacere di oggi e per ricavarne dei frutti un domani”, Michelle ha costruito intorno alla trovata dell’orto biologico all’ombra della White House buona parte dell’immagine della famiglia presidenziale. E così migliaia di bambini americani, dal 2009 ad oggi, l’hanno visitato, vi hanno piantato semi o raccolto verdura mentre decine di volontari e giardinieri professionisti se ne sono presi cura negli anni. Il raccolto di ortaggi “domestici”, oltre a finire sulla tavola degli Obama, è stato in tutti questi anni protagonista di vari menù, nei pranzi ufficiali e in quelli più glamour, per non parlare dei moltissimi servizi fotografici che gli son stati dedicati. L’orto, in linea con la filosofia di “servizio alla collettività” della First Lady è anche servito a scopi benefici, per esempio a favore di Miriam’s Kitchen, l’associazione che offre pasti ai senza tetto di Washington. Ed è stato un tassello essenziale della celebre campagna “Let’s Move”  la madre di tutte le battaglie di Michelle per introdurre uno stile di vita più sano ispirando peraltro una serie d’iniziative di grande richiamo pubblico come il concorso dei bimbi under 10 per escogitare la ricetta più gustosa a base di verdure.

Dulcis in fundo, l’orto e l’alimentazione sana sono diventati nel 2012 protagonisti di un best-seller, il primo libro scritto dalla First Lady. “American Growth: the Story of the White House Kitchen Garden and Gardens Across America”, dove Michelle elargisce i suoi preziosi (e verdi) consigli assieme a qualche ricetta “cult” degli chef presidenziali giocando brillantemente sulla metafora di sicura presa tra la “crescita” dell’America, la crescita armoniosa dell’infanzia e la crescita di piccoli aspiranti coltivatori “self-made”: da chi possiede un giardino, a chi riesce a piazzare solo un vaso in balcone! Tutta l’esperienza ortofrutticola di Michelle Obama in 272 pagine, presentate nelle migliori librerie degli Usa, che hanno fatto parlare i media di tutto il mondo e portato introiti extra alla National Park Foundation, associazione per la promozione del giardinaggio e dell’alimentazione sana, diretta beneficiaria delle ottime vendite del libro.

Per una consistente fetta di americani, infatti, Michelle Obama è e resterà sempre una donna “inspiring” così come è considerata “inspiring” la sua avventura tra i caspi di lattuga, i ravanelli e i pomodorini. E pensare che molto prima di lei gli Stati Uniti hanno avuto addirittura un “Presidente Giardiniere d’America” ovvero Thomas Jefferson, terzo Presidente degli Usa, abile politico, principale autore della Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 e…anch’egli ostinato coltivatore del suo orto! Quest’ultimo, tuttavia, non si trovava alla Casa Bianca, bensì nella sua enorme tenuta di Monticello, in Virginia, e il Presidente se ne prendeva quotidianamente cura – si dice – dopo aver controllato meticolosamente le sue piantagioni, i vitigni e il rigoglioso frutteto di casa. La Storia, benché sconosciuta ai più, in questo caso ci riserva una sorpresa gradita quanto inaspettata: ad alimentare la passione verde del Presidente Giardiniere fu proprio l’italianissimo, Filippo Mazzei. Medico, filosofo, diplomatico ed avventuriero Mazzei, originario della Toscana, divenne amico personale di Jefferson ed acquistò addirittura una proprietà accanto a quella di Monticello, dopo avergli inviato via mare, per anni, i semi delle sue coltivazioni sperimentali di uva, fichi, susine e ortaggi vari. È la prova provata che oggi come allora dietro alla buona tavola e alla sana alimentazione c’è il nostro Bel Paese… Un dato che spesso ci sfugge e che invece, sull’esempio di Lady Obama, dovrebbe farci riflettere specie quando ci trasferiamo all’estero.

E mentre meditiamo su come si potrebbero sfruttare al meglio, per il godimento degli occhi e ma anche dei palati, alcuni magnifici giardini che incorniciano le nostre residenze diplomatiche nel mondo, in America sono aperte le scommesse sulle sorti dell’Orto Presidenziale. Se il vegano (e ambientalista) Bill Clinton sembra far accendere qualche spiraglio sul futuro della bietola di Michelle, l’ex modella Melania Trump ne lascia ben pochi: “sarà difficile vederla in ginocchio tra i ravanelli, con le mani sporche di terra” ha commentato laconico il Washington Post dopo l’ennesima speculazione su come la terza moglie del candidato repubblicano vorrebbe ristrutturare e ridecorare la Casa Bianca.

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Susanna Bonini Verola

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