I mille colori di Napoli

di Milena Guarino Padula e Susanna Bonini Verola

“Napule è mille culure…” cantava l’indimenticabile Pino Daniele in una della sue più celebri canzoni. E i colori di Napoli non sono mai stati tanto vividi e brillanti come in questo periodo.

Nella magica città partenopea, spesso tristemente protagonista delle pagine di cronaca, si respira infatti un’aria nuova già da qualche tempo.

Complici alcuni provvedimenti indovinati, la realizzazione di sinergie inedite e un rinnovato interesse per la cultura, in tutte le sue declinazioni, Napoli e i napoletani sono diventati attori di un grande cambiamento che sembra mostrare chiari elementi positivi.

C’è il consolidamento d’imponenti flussi turistici, soprattutto stranieri, che balza all’occhio anche per la qualità, e che ha contribuito a metter in moto la macchina dei servizi assieme alla domanda d’arte, di cultura in generale e di ristorazione. L’offerta gastronomica ha anche beneficiato dell’importantissimo riconoscimento Unesco all’arte del pizzaiolo, oggi patrimonio dell’Umanità. Inoltre, sono ancora più apprezzabili i miglioramenti intervenuti nell’imponente rete museale napoletana. La valorizzazione dei musei e dei principali luoghi d’interesse, con il lancio di nuovi programmi per il pubblico, ha dato uno scossone a quella patina d’indifferenza e incuranza che pesava come un macigno sul patrimonio archeologico, artistico e monumentale. Tutto questo ora risorge a nuova vita.

Sono numerose le ricadute pratiche della “rinascita culturale” di Napoli. Non sfugge, per esempio, il fatto che buona parte del Cinema contemporaneo d’autore parli napoletano con registi acclamati in tutto il mondo come Siani, Martone e Sorrentino. Coglie l’anima più profonda e vera di Napoli anche la celebre tetralogia di Elena Ferrante, scrittrice partenopea entrata nell’olimpo internazionale dei grandi. Quanti, da tutto il mondo, hanno scelto Napoli per ripercorrerla nei suoi angoli più reconditi, sulle tracce di Lila e Lenu’, protagoniste del best-seller “L’amica geniale”? E quanti stranieri, soprattutto americani, con il riconoscimento Unesco hanno finalmente scoperto che la pizza non è “Made in USA”?

Napoli è anche la misteriosa protagonista “velata” dell’ultimo film di Ozptek. E’ intrisa di Napoli, finalmente riabilitata nella sua dignità, la commedia “Ammore e Malavita” che ha fatto l’en-plein di premi agli ultimi David di Donatello. Sono di Napoli decine di rapper giustamente considerati tra i migliori mai nati in Italia, che oggi animano la scena hip-hop nazionale contendendosi i primi posti delle hit-parade. Ancora, è ambientato a Napoli, nel suo splendido Museo Archeologico, anche il video della canzone del Film “Chiamami col tuo nome” di Guadagnino, premio Oscar di quest’anno come “Best Original Song”. Ed è del San Carlo di Napoli, il teatro più antico d’Europa, il cartellone 2017/2018 più gettonato dagli stranieri, in media il 40% del suo pubblico.

Una città come questa, di struggente bellezza ed enormi potenzialità, sempre in bilico tra i nuovi fermenti e il suo non facile passato, purtroppo, potrebbe qui esser descritta solo con rapide pennellate… o a volo d’angelo. Ci abbiamo provato, parlandone con alcuni partenopei doc che hanno apprezzato in prima persona – ognuno dal suo punto d’osservazione privilegiato – quest’ondata di cambiamenti. Partiamo dalla professoressa Mariella Pandolfi, ordinario di antropologia all’Università di Montreal e visiting professor in molte note università europee come l’ EHESS di Parigi, l’Università’ Milano-Bicocca e la Sapienza di Roma. Sulla ripresa di Napoli lei non ha dubbi: uno dei fattori “scatenanti” è stata la grande riforma dei direttori dei venti principali musei italiani che oggi sono gestiti da super-manager, persone di chiara fama, “selezionate guardando fuori dalle amministrazioni interne e fuori dai confini nazionali”. “Per la prima volta – rileva – siamo riusciti ad aprire la gestione del nostro patrimonio culturale a nuove idee e a nuove esperienze importate da altri paesi, abbandonando la visione localistica di prima”.

Questo provvedimento, secondo Pandolfi, ha posto le basi per l’avvio di sinergie particolarmente efficaci che qui hanno interessato realtà di spicco come il parco archeologico di Pompei, il Museo e Real Bosco di Capodimonte ed il Museo Madre, custode di splendide opere di arte contemporanea. “L’interazione tra i musei – continua – ha promosso l’organizzazione di molti eventi culturali che sono stati accolti favorevolmente dai napoletani anche per il loro carattere innovativo”. Un esempio, il successo di “Carta Bianca Capodimonte Imaginaire”, mostra che nasce dall’idea congiunta dei direttori dei due musei Capodimonte e Madre, Sylvain Bellenger e Andrea Viliani, di chiedere a dieci   personalità del mondo della cultura (ndr: tra queste Riccardo Muti,  Vittorio Sgarbi,  Giuliana Bruno, Gianfranco D’amato e la stessa Mariella Pandolfi) di reinterpretare le collezioni del museo in chiave personale, allestendo una sala ciascuno secondo le proprie preferenze.

La sinergia tra i musei unita alle iniziative culturali e con la lungimiranza dei nuovi direttori “hanno contribuito a creare un rapporto diverso tra i cittadini e la loro città”, sostiene Pandolfi.

“Napoli è un terreno fertile e può essere molto ricettivo se nutrito d’iniziative culturali stimolanti e che mettono al centro la vitalità della città e le sue radici – aggiunge – tuttavia i napoletani  si confrontano spesso con esperienze contraddittorie: vivono in una capitale cosmopolita e aperta sul mondo da un lato, dall’altro in una città che si chiude, si rassegna e si mette sulla difensiva. Questo lato di Napoli talvolta impedisce loro di vivere la normalità e aprirsi con entusiasmo alle novità”.

La natura “doppia” di Napoli, divisa al quotidiano tra amore e crimine, bellezza e decadenza, è anche la vera protagonista del film pigliatutto agli ultimi David di Donatello: “Ammore e Malavita” dei Manetti Bros. Quindici nomination e cinque David per questa commedia stile musical considerata da tutta la critica “una dichiarazione d’amore per Napoli”.

 

Riscatto, rinascita e slancio creativo sono stati il corollario di un’altra importante “operazione identitaria” di cui Napoli è stata protagonista all’inizio dell’anno: l’inserimento dell’arte tradizionale dei piazzaioli napoletani nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco. L’implicazione immediata è che la comunità e il territorio diventano depositari di un’”Arte” secolare, con il compito di trasmetterla alle generazioni future.  Non sfuggono tuttavia le implicazioni economiche, culturali e sociali di questo riconoscimento. Se la professoressa Pandolfi, in proposito, ricorda la “missione sociale” di Ciro Oliva che nella sua pizzeria “Concettina ai Tre Santi” tiene corsi gratis per i ragazzi poveri dei quartieri più disagiati per offrire loro nuove opportunità di lavoro, il Direttore per la Promozione del Made in Italy alla Farnesina, Vincenzo De Luca, sottolinea come l’arte del pizzaiolo abbia contribuito a diffondere un forte senso d’identità tra i napoletani oltre ad offrire importanti possibilità di riscatto sociale.

Dopo l’approvazione della candidatura di quest’arte della commissione nazionale italiana per l’Unesco, nel 2016, tutto il governo italiano è intervenuto a sostegno della candidatura e la Farnesina, in particolare, ha attivato la sua rete diplomatica all’estero per promuovere iniziative ed integrare eventi promozionali per la pizza nei programmi della Settimana della cucina italiana nel mondo”.

Nel 2016 la prima edizione della Settimana della Cucina ha portato i pizzaioli napoletani di Eataly e Rossopomodoro in 108 Paesi del mondo per animare oltre 1400 eventi. Nel 2017, per la seconda edizione della kermesse, sono scese in campo anche le Ambasciate italiane accreditate nei 24 Paesi membri del Comitato intergovernativo Unesco che con successo hanno ottenuto il sostegno dei rispettivi governi a questa candidatura. Il riconoscimento dell’arte del piazzaiolo napoletano, chiarisce l’Ufficio MAE per la promozione dei nostri prodotti all’estero, “è stata una vittoria per tutto il Made in Italy, e per un Paese che è riuscito, a tutti i livelli, a fare sistema”. Soprattutto, “potrà contribuire a fare conoscere e a tutelare la vera pizza, in Italia e nel mondo” . “Pizza”, infatti, non è solo la parola italiana più conosciuta al mondo, ma è anche uno dei prodotti del nostro agroalimentare più colpito dalla contraffazione.

La battaglia per il riconoscimento internazionale del simbolo culinario d’Italia ha senz’altro contribuito a unire i napoletani e a rinserrare le fila di milioni di nostri conterranei. Nel Bel Paese e in tutto il mondo, partenopei o non. E’ questa la vittoria più importante di Napoli, come ha giustamente ribadito Alfonso Pecorario Scanio, già ministro dell’agricoltura e infaticabile promotore della WorldPetition# pizzaUnesco che ha incredibilmente raccolto oltre 2 milioni di sottoscrizioni in tutto il mondo. “Abbiamo riaffermato una tradizione storica e unificante per il nostro Paese”, afferma, rimarcando non senza ironia come Napoli abbia addirittura ispirato i francesi nel richiedere anche per la loro “gloriosa” arte della baguette il riconoscimento dell’Unesco.

Sono passati mesi dalla “incoronazione” dell’arte del pizzaiolo eppure a Napoli quest’estate si continuerà a respirare aria di festa: in barba a tutti gli stereotipi negativi, è qui che si celebra la cultura assieme all’arte del saper vivere!

Milena Guarino Padula

Dopo la Laurea in Scienze Economiche e Bancarie all’Università di Siena, segue il marito a Mosca, Londra, Bahrain e Montreal. In quest’ultima sede, alla McGill University, consegue una laurea specialistica in Public Relations and Fundraising. E’ stata Vice Presidente del Consiglio Direttivo ACDMAE 2006/2008, occupandosi fra l’altro di Lavoro dei Consorti e Eufasa. E’ tuttora delegato Eufasa dell’attuale Direttivo e, in questa veste, ha lanciato quest’anno il nuovo Gruppo “Formazione & Lavoro”.

Susanna Bonini Verola

Ha vissuto a Parigi, dove ha terminato gli studi in Scienze Politiche, Bruxelles e Washington. Giornalista professionista e TV Producer, ha lavorato nelle trasmissioni di approfondimento di RaiNews24-Rai 3 e per i notiziari TV di Euronews (Lione). Dopo varie collaborazioni con radio e magazine, approda ad Adnkronos con cui collabora per oltre 10 anni. Rientrata a Roma è attualmente impegnata nelle attività della No-Profit “US-Italy Global Affairs Forum” ed è coordinatrice di questo Notiziario.

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