Un ponte (Sisto) tra gli States e Roma

di Eleonora Mancini Durante Mangoni

Il curriculum studiorum è spesso un puzzle complesso nella vita di una famiglia “diplomatica”. Le alternative possibili sono molte, ma non del tutto scontate. Chi ha seguito un corso di studi americano, ad esempio, vedrà la sua licenza liceale non pienamente riconosciuta in Italia. Per questo molti nostri ragazzi, rientrando dall’estero, si iscrivono volentieri alle università americane trovando in esse continuità e coerenza didattico-formativa … senza per questo dover varcare l’Oceano!

Chi l ‘ha detto che tra noi e gli States c’è l’oceano? Magari c ‘è solo il Tevere! È infatti sulla riva del Tevere che sono approdate già da diversi anni la JOHN CABOT UNIVERSITY e la AMERICAN UNIVERSITY of ROME, due tra le più prestigiose università americane con sede oltre oceano. Gli autorevoli Rappresentanti hanno recentemente incontrato i soci dell’ACDMAE presso il Circolo del Ministero degli Affari Esteri, sullo sfondo ancora una volta complice del fiume.

FCO_JCURichard Hodges (American University of Rome) e Franco Pavoncello (John Cabot University), insieme a Porthia Prebys (Presidente della Association of American College and University Programs in Italy) hanno conversato con un pubblico interessato e vario: ragazzi in procinto di compiere la loro scelta universitaria, genitori decisi a non farsi trovare impreparati quando arriverà il momento, soci pronti a rimettersi in gioco e perché no? a iscriversi ai corsi americani nel caso in cui questi incontrino il desiderio vitale e senza età di conoscere ed approfondire.

Porthia Prebys (da subito affascinante agli occhi di tutti per le suggestive memorie: fu compagna di Giorgio Bassani per 25 anni) ha immediatamente dato gli ordini di grandezza dell’offerta formativa statunitense e della presenza studentesca d’oltreoceano nel nostro Paese: 20.000 sono gli studenti americani che arrivano mediamente ogni anno in Italia (“Siamo già alla terza generazione!”) per frequentare gli oltre 150 programmi attivi in 40 comuni italiani. “Gli Americani sono provinciali, riconosce senza mezzi termini la Presidente Prebys, il capitale emotivo che gli studenti acquisiscono formandosi in Italia è fatto di esperienze, ricordi, relazioni, emozioni indimenticabili e difficilmente acquisibili a casa propria”.

E il vantaggio di averli qui non è solo loro: l’ IRPET (Istituto Regionale di Programmazione Economica della Toscana) calcola che i 5000 giovani americani che scelgono di studiare a Firenze provochino un ritorno economico ed occupazionale pari a circa 455 milioni di euro l’anno. L’università americana non è, però, solo per gli Americani: anzi! Sempre più numerosi sono gli studenti italiani che al momento della scelta, la preferiscono ad altri percorsi.

Le discipline proposte da Colleges e Universities nel nostro Paese sono varie e non si limitano a quelle in cui l’Italia tradizionalmente “docet” (Storia dell’Arte, Archeologia, Lingue Classiche, Architettura …), ma offrono anche percorsi formativi solitamente ricercati all’estero: Politics, Economics and Finance, Management, Business Administration, International Business” afferma Franco Pavoncello , prendendo il testimone della conversazione.

Pavoncello è Preside della John Cabot University dal 2005, dopo essere stato direttore accademico di questa istituzione dal 1996 e fiero di essere l ‘unico preside con passaporto italiano nella storia accademica americana. La John Cabot University è al momento la maggiore università americana in Italia, con sede a Trastevere. 1300 iscritti di cui mediamente 650 terminano il ciclo di studi e conseguono la laurea a Roma, mentre 550 frequentano corsi in “internship” semestrali, al termine dei quali rientrano nella sede di provenienza. Le Università americane offrono infatti ai propri studenti la possibilità di frequentare corsi semestrali (fino a un massimo di due semestri) in tutte le Università nel mondo con cui sono gemellate: la sede romana, inutile dirlo, è una delle più richieste. Questo spiccato incentivo all’interscambio fa sì che l’ambiente sia marcatamente internazionale e multietnico e che gli studenti trovino un terreno di confronto globale costante. Tale interscambio è ritenuto parte integrante, fondamentale, del percorso educativo.

Per l’American University of Rome interviene Richard Hodges, suo Presidente dal 2013: un gradevole archeologo inglese dallo spiccato “british accent” con cui parla il suo buon italiano appreso, chiosa sorridendo, da una famiglia di contadini molisani senza denti. Fondata nel 1969, l’AUR affonda le sue radici nel giallo: pare che molti leggendari agenti segreti si siano formati qui, che ne fosse popolata l’antica sede di Piazza di Spagna, prima che l’ateneo si trasferisse al Gianicolo. Ora, la sede dell’AUR è nel bel monastero dei padri barnabiti dove sei o sette religiosi ed una popolazione di cinquecento studenti godono di un panorama strepitoso sulla città.

Le discipline insegnate dalle università americane a Roma sono riconducibili alle arti liberali, con particolare attenzione alla formazione del pensiero critico, all’espressione linguistica in inglese, alla capacità di comprendere il mondo contemporaneo e la sua evoluzione. Dal 2010 il MIUR riconosce il titolo di studio rilasciato dalla John Cabot e dalla American University of Rome al fine della partecipazione ai corsi di specialistica italiana, ai master presso le nostre università o ai concorsi pubblici.

Caratteristica dell’università americana è una tenace attenzione al mercato del lavoro che si tramuta in collaborazione attiva con aziende ed istituzioni internazionali: 150 aziende offrono ogni anno stage e corsi e il 50% degli studenti, ci dicono, lavora entro 9 mesi dalla laurea. Molti di loro sono motivo d’orgoglio per l’ateneo di provenienza, come la bulgara Eva Paunova e l’italiano Leonardo Quattrucci, laureati alla JCU e inseriti dalla rivista Forbes tra i primi “30 Top Young Leaders in Europe”.

“Conosciamo ogni nostro studente” sottolinea Hodges” li chiamiamo per nome e l’aria che si respira nelle aule è di estrema familiarità, le classi sono poco numerose ed il contatto con i docenti è immediato e rilassato. I nostri corsi approfondiscono il pensiero critico, la comunicazione e le capacità di “solving problems”: saper pensare con la propria testa, ma anche esprimersi in maniera corretta, elegante ed efficace, saper veicolare le proprie idee in modo che siano comprensibili e convicenti sono competenze indispensabili nel mondo contemporaneo. L’istruzione, oggigiorno, è lunga quanto tutta la vita e l’educazione scolastica deve darci gli strumenti per affrontare la realtà in continua evoluzione: un sistema che dà le conoscenze senza fornire gli strumenti per aggiornarle, rischia di far perdere terreno ai giovani”.

Decisa è la critica al sistema europeo, che troppo spesso “parcheggia” i giovani nell’Università per anni. Secondo la mentalità americana iniziare a lavorare a 28-30 anni è troppo tardi: “Si perde smalto!” Negli States la tempistica è molto più rigorosa e le scadenze rigide: dopo 2 trimestri senza conseguire i risultati richiesti, lo studente è invitato ad uscire. Ma se si tiene il ritmo di studio giusto, dopo 3 anni ci si laurea. Non è raro, dunque, trovarsi a 22 anni già laureati e assunti in qualche importante studio legale o azienda.

Altro aspetto notevole, è il numero ridotto di studenti per corso. Niente lezioni sovraffollate e rumorose, lavorando in gruppi piccoli (15-20 studenti, con frequenza obbligatoria) lo scambio tra docente e discente è costante e continuo: lo studente prima

studia, legge molteplici fonti critiche e poi a lezione discute e si confronta con il docente ed i compagni sulle conoscenze acquisite, le mette in discussione, le testa, viene stimolato ad arricchirle con proprie intuizioni e interpretazioni. Per tutto il corso di studi si è affiancati da un Tutor, che in base alle inclinazioni personali e ai risultati ottenuti, consiglia come ottimizzare il piano di studi definendo le discipline fondamentali (Majors) e i corsi di approfondimento (Minors) che caratterizzano la specializzazione.

A latere delle attività didattiche, anche la JCU e la AUR offrono le tipiche facilities: ampi spazi educativi, palestre, mense, caffè, attività ricreative per il tempo libero e per testare inclinazioni e abilità, coltivare passioni e talenti. E i costi? A domanda spinosa, l’efficace strategia americana della comunicazione parte all’attacco. Le agevolazioni in primis: borse di studio pari a 7-8.000 euro per gli studenti più meritevoli e possibilità di lavorare all’interno dell’Università stessa. Il sistema crea infatti opportunità di lavoro per i propri studenti: presso le biblioteche, nei vari dipartimenti o nelle unità di servizi, chi vuole ed è maggiorenne può impiegarsi ed essere regolarmente retribuito, contribuendo a finanziare i propri studi. Inoltre, il fatto di essere iscritti ad una delle due università americane di Roma dà diritto a frequentare i corsi per due semestri consecutivi, in regime di “internship”, presso un’università-partner negli States le cui rette sono generalmente pari a 40-50.000 euro l’anno. L’anticlimax riesce: lietamente, apprendiamo che la retta della JCU è di 8.500 e quella della AUR è di 8.750 euro a semestre.

E per essere ammessi? E’ necessario superare un test con esame di ammissione: la percentuale di ammessi è attualmente del 50-60% circa rispetto al totale delle domande presentate. Il livello dell’Inglese richiesto non concede sconti ed è necessario padroneggiare molto bene la lingua. Attenti a voi, liceali: le pagelle dei cinque anni di liceo contribuiscono al giudizio. Incoraggia sapere che la maturità italiana viene tenuta in grande considerazione e la preparazione dei nostri licei è considerata un punto di partenza più che adeguato.

Ci lasciamo con sorrisi e simpatia e la promessa che i nostri figli saranno attesi e benvenuti approdando sull’altra riva del Tevere, quella un po’ americana…

American University of Rome, info su www.aur.edu John Cabot University, info su www.johncabot.edu

Eleonora Mancini Durante Mangoni

Una laurea in Lingue e Letterature Straniere e una specializzazione all’Università Statale di Mosca, poi vari anni di lavoro nell’ambito della comunicazione e promozione del “made in Italy” all’estero. Collabora a progetti editoriali approfondendo le fonti in lingua russa per gli autori. E’ membro del Consiglio dell’ACDMAE, si occupa del Notiziario, di EUFASA e del sito www.POSTEDTO.com

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