Turista in casa propria. Così ho scoperto una “Pompei del mare” a Pisa

di Susanna Bonini Verola

Estate 2020. Un’estate “particolare” per chi, pur senza essere ipocondriaco, ha preferito rinunciare alla vacanza esotica e potenzialmente a rischio di contagio.

Chi, come molti di noi, ha tenuto un profilo vacanziero basso (che in tempi di Covid significa soprattutto “prudente”) e si è accontentato di fare il turista in casa propria, spesso è stato generosamente ripagato. E’ successo anche a me tornando a Pisa, dove vivono le mie cognate, in giornate tanto afose quanto poco indicate per darsi alla vacanza intelligente. In quest’angolo di Toscana che pensavo di conoscere piuttosto bene, con mia grande sorpresa ho scoperto un tesoro di valore inestimabile, mirabilmente sistemato nelle sale degli antichi Arsenali Medicei: undici imbarcazioni romane d’epoca compresa tra il III sec. a.C. e il VII sec. d.C., eccezionalmente conservate, testimoni di una Pisa forte, alleata di Roma e crocevia del Mediterraneo, ben prima di diventare una potente Repubblica Marinara nel Medioevo.

Mi trovo nell’area della Cittadella, sul Lungarni, nel Museo delle Navi Antiche inaugurato alla fine dell’anno scorso. Ne avevano parlato a grandi titoli i giornali ma ancora, complice il lockdown, non ero riuscita a visitarlo. Entro senza fare coda alcuna in un’imponente struttura in muratura: un edificio cinquecentesco dalle forme essenziali ma di grande eleganza architettonica,  voluto da Cosimo I per la produzione delle galee. E di lì a poco ai miei occhi appare un vero e proprio tempio della marineria, con tantissimi reperti della storia della navigazione antica che rendono finalmente giustizia alla grandezza di Pisa: da colonia romana e base navale, cruciale per il controllo del Tirreno, a protagonista del mare nel Medioevo, fino alla sua rifioritura, in epoca rinascimentale, quando divenne la seconda capitale del Ducato di Toscana. Una storia ben più lunga e complessa di quella racchiusa a Piazza dei Miracoli, Patrimonio dell’umanità per l’Unesco, e nella Torre pendente, da sempre il simbolo di Pisa nonché il monumento italiano più conosciuto all’estero.

Nella penombra della campata centrale degli Arsenali, in un ambiente povero di decori dove finalmente l’afa da tregua, ammiro quattro navi antiche (una praticamente intatta) adagiate su appositi montanti ed efficacemente illuminate. Mi sembra di stare in un teatro di posa o sulla scena di un film in costume, ma poi seguo il percorso espositivo e sala dopo sala, arcata dopo arcata, saltando tra teche espositive e ricostruzioni di vita vissuta, riesco incredibilmente a ricomporre un mosaico che copre oltre 1000 anni di vita marinara, commerci e navigazioni che si svolsero in questa zona. In mostra, in quasi 5mila metri quadrati di spazi espositivi, oltre le navi antiche, ci sono centinaia di reperti che includono le attrezzature navali, il vasellame del tempo, migliaia di frammenti ceramici e moltissimi oggetti personali dei viaggiatori. Il mio sguardo si ferma sui resti semicoperti di terriccio di un marinaio che abbraccia il suo cane, un allestimento che ci riconsegna fedelmente l’attimo in cui furono probabilmente colti di sorpresa da un nubifragio. Anche questi resti organici fanno parte dell’eccezionale scoperta del 1998, quando i lavori alla stazione ferroviaria di San Rossore portarono alla luce una flotta intera, che era rimasta sepolta da secoli col suo carico perfettamente conservato per via dell’assenza d’ossigeno e della presenza di falde sotterranee. Il rinvenimento di San Rossore non a torto fu equiparato alla scoperta di una “Pompei del mare” in Toscana.  Seguirono anni di silenzio stampa durante i lunghi e delicatissimi interventi degli archeologi per recuperare quel patrimonio e impedire che si deteriorasse. E poi altri anni ancora per salvare il complesso mediceo dall’incuria, restaurarlo, e metterlo al centro di un ambizioso progetto museale  volto a rafforzare nel mondo l’immagine di un territorio che offre, con il suo prezioso patrimonio, un sistema turistico – culturale integrato di primo piano.

I primi sei mesi di vita del Museo delle Navi Antiche – dal 16 giugno 2019 a febbraio 2020 – avevano dato ragione al coraggio dell’amministrazione pisana, della Sovraintendenza e dei numerosi investitori privati del progetto. Oltre 21mila biglietti staccati in soli tre giorni e mezzo di apertura settimanale al pubblico. Il sipario sulle Navi Antiche, tuttavia, è calato ancora lo scorso marzo, con la chiusura d’emergenza imposta per limitare in tutto il Paese i contagi da Covid. Un timing particolarmente infelice per un giovanissimo Museo che stava giusto cominciando e ad attrarre quote crescenti di turismo internazionale.

Non ho tuttora dati aggiornati sui risultati degli Arsenali medicei in termini di presenze estive. Mi piace tuttavia pensare che quella quota di stranieri che non ha potuto visitare la Toscana e Pisa in particolare, sia stata sostituita dai tantissimi italiani che, per motivi identici, non hanno preso l’aereo quest’estate. Sono gli stessi che hanno potuto constatare la fortuna di vivere in un Paese che, da solo, concentra dal 60 al 75% (secondo le definizioni di patrimonio culturale) di tutti i beni artistici e monumentali esistenti sul Pianeta. Ben felice di essere tra questi ultimi.

Susanna Bonini Verola

Ha vissuto a Parigi, dove ha terminato gli studi in Scienze Politiche, Bruxelles e Washington. Giornalista professionista e TV Producer, ha lavorato nelle trasmissioni di approfondimento di RaiNews24-Rai 3 e per i notiziari TV di Euronews (Lione). Dopo varie collaborazioni con radio e magazine, approda ad Adnkronos con cui lavora per oltre 10 anni. Rientrata a Roma, ha ripreso a collaborare con Euronews ed è coordinatrice di questo Notiziario.

2 Commenti
  1. Davvero una bella scoperta. Hai fatto venire a tutte noi la voglia di andare a scoprire quelle meraviglie del mare.. Grazie Susanna!

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