Specchiarsi nell’Italia del design

di Susanna Bonini Verola

INTERVISTA A MARIA CRISTINA DIDERO, CURATRICE INDIPENDENTE DI DESIGN 

Design come espressione dei migliori prodotti della creatività, della cultura progettuale e della ricerca nel nostro Paese. Design come sinonimo di eccellenza e tratto caratterizzante – al pari di buona tavola, moda e artigianato – del “Made in Italy”. Nel Bel Paese il concetto stesso di design, definito in origine da termini come “disegno” e “progettazione industriale”, negli ultimi tempi ha lasciato il passo a un’idea di design che, impropriamente, rimanda a una categoria ben più vasta di prodotti artefatti, raffinati e di alta qualità. Ma ci sono prodotti con una spiccata personalità estetica, nati dal genio e dalla buona industria, che riescono a coniugare eleganza e praticità e al tempo stesso diventano sinonimo di buon gusto e stile di vita. Quelli che caratterizzano il design italiano, per  l’appunto.
Chi è in partenza verso una nuova sede deve sapere che, caricando nel container un mobile o un oggetto “firmato”, porterà con se’ un pezzetto della nostra cultura assieme a un’immagine più nuova e dinamica dell’Italia. Parola di Maria Cristina Didero, una delle curatrici italiane di design più conosciute nel mondo. La incontriamo per un caffè nella Capitale, strappato tra un viaggio e l’altro, dopo il successo raccolto al Grand Hornu di Bruxelles, dove Didero ha appena inaugurato la mostra “AL(L) – Works with Aluminium by Michael Young”. 

Perché portare all’estero il Design italiano ed esibirlo in casa, magari vicino al mobile d’antiquariato o al quadro antico di famiglia?

 Perché rappresenta una delle tante nostre eccellenze riconosciute a livello mondiale, come la moda o la gastronomia. L’Italia non è soltanto la culla del cosiddetto disegno industriale, ma è il Paese che ha visto tanti maestri del settore scrivere le pagine più interessanti della sua storia, con nomi quali Sottsass, Albini, Magistretti e, ancora, De Lucchi e Mendini, solo per citarne alcuni. Queste firme, con le loro idee innovative e il loro coraggio, hanno contribuito a costruire un bagaglio culturale che pochi altri Paesi vantano. In termini di progettazione, si tratta di un vero e proprio patrimonio che dovremmo preservare e valorizzare in tutto il mondo”.
Promuovere a tutto tondo l’essenza del “Made in Italy”, inteso come fenomeno unico a livello internazionale, è stato anche l’obiettivo di Collezione Farnesina Design, il primo Museo Verticale delle eccellenze italiane realizzato in un palazzo ministeriale  ed inaugurato nel 2009 dal MAE. I nomi che hanno fatto grande il design italiano nel mondo sono tutti lì, a partire dai grandi progettisti degli ‘anni 60 che con la loro irriverenza ruppero col passato rivoluzionando il panorama del design internazionale. “La loro immaginazione e la loro potenza nel rompere gli schemi del tempo continuano a influenzarmi visivamente e a ispirare anche oggi le mostre che realizzo”, confessa Didero parlando dei designer che più hanno marcato la scena internazionale.

Ci sono dei “must” del Design italiano, dei brand riconosciuti sui quali varrebbe la pena investire?

“I marchi che sono diventati portavoce del successo dell’Italian Design nel mondo sono diversi e sarebbe difficile ricordarli tutti. Quando si acquista qualcosa di Molteni, B&B, Cassina o Zanotta per esempio, si acquista un prodotto di qualità certa, il cui valore non sarà mai messo in discussione. Qualcosa di chiaramente riconoscibile come “Made in Italy”.  E si può star certi di aver fatto un piccolo investimento perché quell’oggetto avrà lunga vita.  Mi vengono in mente anche altri marchi di chiara fama nel campo dell’illuminazione d’interni come Flos o Artemide”.

Quali sono a tuo avviso i cosiddetti pezzi di Design “per tutta la vita”, quelli che un diplomatico potrebbe facilmente traslocare e adattare in case e Paesi diversi?

 “Anche in questo caso dovrei citare moltissimi prodotti perché uno dei tratti qualificanti del nostro design è proprio quello di aver saputo sposare al meglio qualità, innovazione e praticità, coniugandoli con l’estetica. Un bisogno particolarmente avvertito nei giorni nostri, e non solo da chi per lavoro deve frequentemente traslocare. Rispondono a quest’esigenza, per esempio un evergreen come il divano “Le Bambole” disegnato da Mario Bellini per B&B Italia, oppure la storica (n.d.r. fu concepita nel 1968!) e indimenticabile Poltrona “Sacco” di Gatti, Paolini e Teodoro per il marchio Zanotta.
Una scelta senz’altro vincente per chi deve spesso impacchettare casa è il sistema modulare per la libreria progettato, sempre alla fine degli anni ’60, da De Pas, D’Urbino e Lomazzi del celebre studio DDL di Milano. “Dado e Vite”, questo il nome della libreria modulare, è un progetto dalla semplicità estrema ma di gran gusto, basato su moduli smontabili che si possono declinare secondo le esigenze del momento e trasformare in libreria, console oppure sgabelli, mensole o coffee-table. Sono diverse le figure importanti all’interno del design italiano che hanno avuto un respiro internazionale e grande parte dei nostri oggetti sono presenti  all’interno delle collezioni permanenti dei più prestigiosi musei nel mondo, al MoMA di New York, alla Triennale Design Museum di Milano.
Personalmente, metterei in container almeno una lampada “Parentesi” di Achille Castiglioni per Flos. Si tratta di un’illuminazione a sospensione, unica per la sua versatilità e per la capacità d’inserirsi bene in qualsiasi tipo di ambiente: dall’ufficio minimal-contemporaneo, al più classico salone di rappresentanza. E poi non potrei fare a meno di un oggetto come lo specchio a forma di Italia, il “Belvedere”, disegnato, rispettando fedelmente la cartina, da James Irvine per Danese.  Per specchiarsi nell’Italia, specie se non vi si abita più.”

Altri consigli per sedute, complementi d’arredo e.. ?

Didero m’interrompe, abbozzando un sorriso, ancor prima di finire la domanda. “Non mi chiedere di scegliere una sedia perché le amo tutte e appena ne vedo una, ancor prima di sognare di acquistarla, mi ci voglio sedere!”. Comprensibile. L’attività frenetica di Didero difficilmente le permette di restare nella stessa città più di quarant’otto ore. Dopo l’aereo Bruxelles-Milano e il Milano-Roma, per partecipare al Gala del 350mo Anniversario dell’Accademia di Francia, mi saluta con la valigia in una mano e il telefono nell’altra. Prossima fermata New York, dove si occupa della sezione del design della storica fiera Armory Show, e poi Tel-Aviv per aprire al Design Museum di Holon un’altra mostra da lei curata: “Nendo, The Space in Between”, dall’8 Giugno.

Maria Cristina Didero
Independent curator and freelance journalist

Nasce a Bologna, fa di Milano la sua base operativa ma e’ sugli aerei, in giro per il mondo, che trascorre buona parte del suo tempo. Dopo la Laurea in Storia dell’Unione Sovietica, la passione per il design la porta a stretto contatto con musei e gallerie e diventa curatrice indipendente. Collabora per oltre dieci anni con Vitra Design Musuem realizzando importanti progetti e un gran numero di mostre. Dal 2011 al 2013 ricopre il ruolo di direttore della Fondazione Bisazza di Vicenza potenziando parallelamente la sua attività di curatore indipendente. In questa veste ha presentato diversi progetti espositivi lavorando sia per istituzioni italiane che straniere. Tra queste, la Deste Foundation di Atene, la GAM di Torino e il Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova, il Grand Hornu in Belgio. Nel 2010 pubblica per Corradini Editore il libro Michele De Lucchi con illustrazioni di Steven Guarnaccia e nel 2015 collabora al volume 1968 di Toiletpaper (Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari).
Come giornalista free-lance non ha mai smesso di collaborare con le piu’ prestigiose riviste del settore, italiane e non: Domus, Vogue Casa, Flesh Art Design, AD, Loft, Apartamento, Sleek.

Susanna Bonini Verola

Ha vissuto a Parigi, dove ha terminato gli studi, Bruxelles e Washington. Giornalista professionista e TV Producer, ha lavorato nelle trasmissioni di approfondimento di RaiNews24-Rai 3 e per i notiziari TV di Euronews (Lione). Dopo varie collaborazioni con radio e magazine, approda ad Adnkronos con cui collabora per oltre 10 anni. Rientrata a Roma nel 2014, col marito diplomatico e i due figli, è attualmente impegnata nelle attivita’ della No-Profit “US-Italy Global Affairs Forum” in veste di corrispondente da Roma e coordinatrice di progetti bilaterali.

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1 commento
  1. Articolo bellissimo, professionale e divertente! Grazie a Susanna. Corro subito a comprare un pezzo di design, prima della partenza… 🙂 🙂

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