Portare nuovi mondi sul grande schermo

di Susanna Bonini Verola

Un giorno lui disse: “Vorrei provare la carriera diplomatica”. Lei rispose: “Guarda amore, fai pure, ma non vengo”.

Quante volte abbiamo reagito a una notizia di trasloco, senza dar voce al nostro pensiero, con quel “fai pure, ma io non vengo”?

Lasciamo volutamente la domanda senza risposta sperando invece che quest’articolo possa essere a suo modo “formativo”, quasi come uno dei nostri seminari. La storia che vi proponiamo, infatti, non è il consueto report sulle attività di Formazione e Lavoro, un Gruppo ACDMAE molto seguito. È un racconto vero, che prende le mosse da un simpatico articolo dello scrittore Enzo Fileno Carabba (da cui abbiamo estrapolato la citazione iniziale) pubblicato dal Corriere Fiorentino sulle “corse e rincorse in giro per il mondo” dell’Ambasciatore Lorenzo Galanti, e di sua moglie Francesca Andreini, scrittrice e sceneggiatrice, entrambi appena rientrati a Roma dalla Tailandia.

La storia di Francesca ci può insegnare molto. È ancora una studentessa con la passione della letteratura, quando s’innamora del ragazzo che poi sposerà per vivere felicemente con lui a Roma. Qui Francesca lavora con entusiasmo nella redazione e produzione di programmi per Mediaset e Telemontecarlo. Ma è

impossibile restare in televisione quando arrivano le nomine in sedi diplomatiche non propriamente “agiate” come Damasco, negli anni del passaggio da Assad padre al figlio e del sogno infranto di un regime più temperato. E come Dakar, capitale sovraffollata di un Paese alle prese con siccità e crisi alimentare.

È in questo periodo che Francesca decide di tornare a coltivare una sua antica passione: la scrittura.

Tra partenze e ritorni, nell’arco di sette anni, nascono anche i loro tre bellissimi figli. Francesca riesce lo stesso a tenere il suo laptop a portata di mano e a qualsiasi latitudine prende appunti: sensazioni, emozioni, persone incontrate e luoghi visitati ispireranno molti dei suoi racconti per la rivista letteraria online Zibaldoni. Tra questi “Il mercato di Awa”, ambientato in Senegal, racconto finalista al Premio Teramo 2005 mentre tra il 2004 e il 2006 esce, sempre su Zibaldoni, il suo primo romanzo a puntate, “Gino”, edito poi da QuiEdit, nel 2009, col titolo “Nessuno ti può costringere”. È un romanzo storico basato in gran parte su ricordi famigliari rivisitati con delicatezza e un pizzico d’ironia da Francesca che sfrutta i periodi nostalgici all’estero, lo spaesamento che viene dal sentirsi “lontana”, per scavare nella sua storia. Il romanzo ottiene ottimi riscontri: “un piacevole gioiellino – lo definisce la critica – una storia che ti prende e ti porta via”.

Negli anni Francesca si cimenterà anche nella scrittura teatrale e cinematografica. E nel 2010, a ridosso di un nuovo trasloco, arriva un’altra, inaspettata, conferma: la sua sceneggiatura, “Senza Me”, riceve un finanziamento dal MiBACT dopo esser stata riconosciuta “opera d’interesse culturale”.  Non c’è tempo, purtroppo, per raccogliere i frutti di quel lavoro. Con i bimbi ancora a scuola, Francesca impacchetta un’altra volta la sua vita e vola oltreoceano, a Washington, dove l’aspetta una realtà ben diversa da quella immaginata sulla scia dei ricordi di un bel viaggio con il marito, anni addietro, nella California della libertà e dell’anticonformismo. “L’America che sognavo e avevo dentro – scriverà Francesca – non è mai esistita, non è mai sparita”. Della sua personale “riscoperta” di un Paese potente e della sua Capitale del lavoro a ritmi serrati parlerà, con lucidità amara e a tratti scanzonata, in “Primi anni a WDC. Under American skies” (Ediz. del Gattaccio, 2015): un caleidoscopico diario di viaggio, lettura obbligata per chi si appresta a sbarcare negli States con l’idea dell’American Dream. Il libro vede la luce in anni non facili che, tuttavia, Francesca affronta mettendosi anche al servizio di un altro progetto. Nasce quindi ParoLab, un “club” per la promozione della letteratura italiana contemporanea negli Stati Uniti che, con lei alla guida, raccoglie numeri insperati di adesioni tra gli espatriati.

Ad ogni tournant, di trasloco in trasloco, Francesca esplora nuovi orizzonti continuando a nutrire la passione per la scrittura e le sue infinite possibilità espressive. E così, tornata a Roma, sviluppa un’altra felice intuizione e lancia su YouTube una serie di tutorials per aspiranti scrittori. Le puntate, raccolte sotto il titolo “Come superare il blocco dello scrittore”, sono frutto dei laboratori di narrativa che Francesca ha tenuto per diversi anni al Circolo letterario Bel-Ami. I contenuti dei video sono professionali ma accessibili a tutti nonché fruibili a qualsiasi latitudine del pianeta. E infatti Francesca promuove la serie mentre col marito (e un bagaglio di esperienze più pesante del container) ha già raggiunto un’altra sede: Bangkok.

Nuovo Continente, nuova Capitale e…nuovo capitolo, certo non l’ultimo, del movimentato percorso professionale di Francesca che, dopo aver curato con lo scrittore Paolo Euron un’antologia di racconti in doppia lingua (inglese e italiano) di giovani autori occidentali e asiatici, mette in cantiere un progetto ancor più impegnativo: un film documentario sull’architettura italiana a Bangkok. “Me and the Magic Door” è un sorprendente viaggio nel Siam a ritroso nel tempo tra il 1861, anno dell’unificazione italiana, e gli inizi del 20mo secolo, periodo in cui numerosi architetti e artisti italiani svilupparono un’intensa collaborazione con i loro colleghi asiatici. Quell’effervescente stagione è testimoniata da una serie di edifici iconici, per lo più sconosciuti fuori dalla Tailandia, il distillato di un importante lascito culturale che finalmente giunge al grande pubblico. Merito del progetto, diventato un caso di diplomazia culturale, promosso e prodotto della nostra Ambasciata a Bangkok, con la regia di Marco Gatti, e la sceneggiatura di Francesca che ne ha anche assicurato il coordinamento.

Se in questa coinvolgente docufiction, realizzata in forma narrativa, una “porta magica” si spalanca su monumenti e palazzi di bellezza sorprendente, ci piace pensare che questo progetto abbia spalancato una porta altrettanto magica nella vita professionale di Francesca che, dopo essersi tante volte “reinventata”, ha coronato un sogno – scrivere per il cinema – lasciato in sospeso vent’anni prima.

Ma non ci dilungheremo oltre, perché vorremmo che fosse “Me and the Magic Door” (che ha avuto il patrocinio del Ministero della Cultura tailandese ed è stato proiettato a Venezia durante la 79ma Mostra del Cinema) a parlare per Francesca, magari nell’ambito del nostro International Film Club. In attesa di quell’occasione è però doveroso sottolineare che Francesca non è l’unico esempio di come una vita di partenze e “nuovi inizi” non significhi per forza la fine di una carriera o una carriera costellata di frustrazioni, specie se si riesce a mettere a frutto e valorizzare qualsiasi esperienza. Come? Per esempio, dando prova di curiosità e flessibilità, e imparando anche qualche utile accorgimento per colmare le inevitabili lacune dei nostri CV. Non a caso questo il tema di un prossimo incontro del nostro Gruppo, occasione che segnerà anche l’avvio di una nuova stagione di “Caffè Virtuali”, utili momenti per mettere a confronto le nostre esperienze di lavoro itinerante.

Susanna Bonini Verola

Ha vissuto a Parigi, dove ha terminato gli studi in Scienze Politiche, Bruxelles e Washington. Giornalista professionista e TV Producer, ha lavorato nelle trasmissioni di approfondimento di RaiNews24-Rai 3 e per i notiziari Tv di Euronews (Lione). Dopo varie collaborazioni con radio e magazine, approda ad Adnkronos con cui lavora per oltre 10 anni. Rientrata a Roma, ha ripreso a lavorare come freelance collaborando, tra gli altri, con il mensile “Fortune Italia”. E’ vicepresidente ACDMAE e dal 2017 coordina Altrov’è.

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