Lettera dal Cairo

di Veronika Hager von Strobele Quaroni

L’Egitto occupa da sempre uno spazio del tutto particolare nel nostro immaginario collettivo: chi non ha sognato di navigare lungo le sponde lussureggianti del Nilo, di ammirare piramidi e templi maestosi di dinastie faraoniche defunte, di avventurarsi nell’infinità delle dune del Sahara o di tuffarsi nelle acque calme e cristalline del Mar Rosso. Con queste idee, un po’ cliché, mi sono trasferita esattamente due anni fa con mio marito, l’ultimo dei nostri tre figli, “molto adolescente”, e un cucciolo di cane, “molto esuberante”, nella Residenza della nostra Ambasciata, bella, ma un po’ invecchiata, situata nel quartiere storico di Garden City. Chiamato così, anche se rimangono ormai pochissimi giardini, per lo più sabbiosi e trascurati, il quartiere delimitato dal Nilo e da Piazza Tahrir è però ricco di storia, affascinante e misterioso. Senza negozi, botteghe e ristoranti, esso si trasforma di notte in un’oasi di tranquillità, popolata da innumerevoli gatti e qualche cane randagio, gli onnipresenti “balladi” che vagano senza fissa dimora.

Lasciando però da parte le fantasie romantiche sul Paese e spostandomi da subito ad esaminare da vicino la megalopoli del Cairo, la città millenaria dalle 10.000 moschee, sovrappopolata, rumorosa e trafficata, mi sono ben presto accorta di trovarmi di fronte ad un’esperienza fortemente emotiva più che a un sogno. Il degrado, l’inquinamento ambientale ed acustico incombe su quasi tutti i quartieri della capitale. Le stime ufficiose parlano di circa 25 milioni di abitanti, ma nessuno è in grado di dirlo con esattezza. È noto invece che ogni anno la popolazione dell’Egitto, oggi di circa 107 milioni, continua a crescere di 2 milioni al netto dei decessi. Questa esplosione demografica rappresenta un pesante freno per la crescita economica del Paese, a causa delle sue debolezze strutturali e finanziarie. L’Egitto è fortemente indebitato, la Lira ha subito nell’ultimo anno una pesante svalutazione, che ha comportato un’impennata dell’inflazione (che attualmente si aggira intorno al 40%) ed ha dovuto imporre severe restrizioni alle importazioni, a fronte della scarsità di valuta pregiata.

La pressione demografica trova espressione anche nelle tonnellate di rifiuti che sommergono la città: i sacchettini e le confezioni di plastica, in diversi stati di decomposizione, svolazzano dappertutto tra gli infiniti corridoi stradali del Cairo, già ricoperti di secolari strati di sabbia e lerciume. Ma la gente non sembra consapevole del problema, purtroppo. La vita quotidiana, con le sue mille complicazioni e difficoltà, una burocrazia opprimente, un sistema scolastico antiquato, un servizio sanitario insufficiente ed un costo della vita insostenibile per larga parte della popolazione, non permettono certo ai cairoti di preoccuparsi dello smaltimento dei rifiuti.

Occorre però dare atto a questa classe dirigente, al potere dal 2013, di aver lanciato un ambizioso progetto di modernizzazione del Paese, innanzitutto attraverso un articolato programma d’investimenti infrastrutturali, che ha creato milioni di posti di lavoro. È stata notevolmente rafforzata la rete stradale, autostradale, quella ferroviaria e le infrastrutture portuali; sono apparse recentemente sulla mappa dell’Egitto dodici nuove città, tra cui la nuova capitale amministrativa, situata a 80 km dal Cairo e progettata per cinque milioni di abitanti.

L’infrastruttura stradale è in effetti migliorata, contribuendo in parte a de-congestionare il pesante traffico della Capitale, al punto che la gente racconta scherzando di perdersi negli abituali percorsi da casa al lavoro a causa del sorgere, ad una rapidità sorprendente, di centinaia di ponti, anche lì dove non servono.

Le autostrade urbane, spesso larghe come piste di atterraggio, attraversano interi quartieri, ma anche case e grattacieli che spesso sono rimasti in piedi solo a metà, diventando monumenti involontari allo sradicamento di migliaia di famiglie.  La mancanza di alberi e spazi verdi tra queste enormi arterie, prive di segnaletica e passaggi pedonali, rende il panorama cittadino ancora più surreale. Reale è invece il pericolo che incorrono migliaia di cairoti, costretti ad attraversare a gambe levate ogni giorno le numerose corsie affollate di macchine sfreccianti da ogni lato.

Sfidati da una quotidianità senz’altro difficile, i cairoti dimostrano però una straordinaria capacità di adattamento, un’arte dell’arrangiarsi e di accettare qualsiasi situazione veramente singolare e ammirevole. Le avversità, anche quelle più complicate, vengono affrontate con disarmante gentilezza, tranquillità e pazienza, che si mescolano ad una rassegnazione e ad un fatalismo millenario. La stragrande parte della popolazione ha imparato sin dall’antichità ad arrangiarsi con poco e a condividerlo con chi possiede ancora di meno. Generosità e solidarietà sono due virtù esemplari in questo Paese, come dimostra l’accoglienza concessa ai migranti arrivati in massa nell’ultimo decennio dal Sudan, dallo Yemen, dalla Siria (si parla di più di 6 milioni), che hanno trovato rifugio in Egitto senza che nessuno si lamentasse o glielo impedisse.

L’Italia occupa uno spazio speciale nel cuore degli egiziani: la nostra famiglia è stata accolta con calore e genuina gentilezza, facendoci sentire da subito benvenuti ed apprezzati. L’ospitalità egiziana è leggendaria e spesso travolgente. La gioia di vivere di questa popolazione si esprime senza filtri specialmente per l’organizzazione delle feste, come ad esempio i matrimoni, che si svolgono alla presenza di migliaia di invitati e show pirotecnici che superano ogni nostra fantasia.

La vita di tutti giorni invece scorre al Cairo generalmente senza grandi alti e bassi, come il Nilo dopo la costruzione della grande Diga ad Assuan, e senza pericoli al di fuori del traffico. Grazie anche al forte dispiegamento di forze dell’ordine in tutta la città, la microcriminalità è praticamente inesistente. Preoccupante è invece la forbice sociale, ovvero il divario crescente tra ricchi e poveri. Il ceto medio è in via d’estinzione, mentre chi si è arricchito negli ultimi decenni, spesso nei settori della costruzione, dell’immobiliare o dell’energia si è costruito un mondo a parte nei nuovi sobborghi di lusso che circondano il Cairo. Tra shopping mall (con tanto di Ski Dome, dotato di piste di neve artificiale per chi ama farsi anche una sciata all’ombra delle Piramidi), ristoranti raffinati, parchi acquatici e campi da golf, tutti rubati al deserto, questo mondo riesce ad accontentare gli appetiti più stravaganti, ma solo di pochissimi. Per la stragrande maggioranza della popolazione, che non può neanche permettersi il viaggio per raggiungere questi mondi paralleli se non per lavorarci per pochi soldi, la diseguaglianza, non solo economica, è sempre più evidente. La maggior parte degli egiziani è giovane, ma cresce in quartieri popolari e poveri, ed ha accesso ad un’educazione scolastica o professionale carente.  All’osservatore straniero risulta difficile immaginarsi come queste due realtà non rischino di scontarsi prima o dopo, compromettendo un equilibrio sociale di per sé già fragile. Tuttavia, al momento è la crisi umanitaria a Gaza ed il destino dei “fratelli palestinesi” che animano i pensieri e le discussioni, alimentando una grande preoccupazione per un futuro sempre più incerto.

Veronika Hager von Strobele Quaroni

Giornalista per formazione e appassionata viaggiatrice da trent’anni, moglie di un diplomatico italiano e madre di tre figli in età adolescenziale, Veronika Hager von Strobele ha vissuto in Austria, negli Stati Uniti, in Russia e in Belgio. Ha collaborato come giornalista freelance per il quotidiano dell’Alto Adige “Dolomiten”, per la “Moskauer Deutsche Zeitung” a Mosca e per “Europa”, pubblicazione mensile della Commissione dell’Unione Europea in Russia. Oggi, vive al Cairo con il marito Ambasciatore italiano in Egitto.

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