Famiglie globetrotter, è tempo di una riflessione “allargata” su come sostenerle al meglio

di Federica Bartolini Giungi e Laura Bellato

Dopo l’esperienza di questi ultimi due anni di attività, nel Gruppo Affari Sociali continua la riflessione sugli obiettivi effettivamente raggiunti e quelli che potrebbero essere all’orizzonte. Una riflessione che riguarda anche il percorso svolto insieme e, soprattutto, il percorso che intendiamo intraprendere nei prossimi anni.

La sempre maggiore attenzione da parte del Ministero sulle tematiche riguardanti la famiglia, di cui la costituzione del Family Officer è un esempio, ci ha facilitato nel nostro obiettivo di dare risposte e soluzioni pratiche a problemi che la specificità di una carriera come quella agli Esteri non sempre trova fuori “Casa”. Quest’attività di sostegno ai consorti è sempre stata svolta dalle volontarie di ACDMAE con costanza e determinazione, scontrandosi, soprattutto negli anni passati, con una certa indifferenza e tendenza a sottovalutare il problema.

Probabilmente si pensava che all’organizzazione di una vita familiare, all’estero e in Italia, bastasse una dedizione totale e una buona organizzazione. Tuttavia, la sempre maggiore difficoltà per le giovani coppie e le famiglie a partire unite per una sede estera, dimostra che non è più così.

Ci stiamo infatti confrontando con un disagio crescente, tra i partner, all’idea di lasciare un lavoro e una carriera per affiancare il funzionario in paesi che, tra le altre cose, vedono aumentare di anno in anno le loro criticità in termini di pericolosità e difficoltà economico sociali.

Abbiamo percepito, come Associazione, che anche la consapevolezza di non avere un concreto porto d’approdo al termine di un mandato all’estero, come ad esempio un reinserimento lavorativo in un mercato che è sempre più asfittico o, più semplicemente, un riconoscimento personale, può creare uno scoglio difficilmente sormontabile soprattutto in questi anni di crisi globale.

Se a questo si aggiunge che l’emergenza Covid, da poco terminata, ha diviso per mesi intere famiglie, lasciando il supporto del coniuge (che non ha ovviamente un ruolo e una collocazione normativa) alla benevolenza del personale di ambasciate o consolati sparsi per il mondo, ci rendiamo conto che il problema non può essere più affrontato solo nei suoi aspetti pratici. Meriterebbe piuttosto di essere trattato nell’ambito di una strategia complessiva e fondata su riflessioni condivise, tanto articolate quanto approfondite.

Come gruppo, cui si è aggiunta una giovane madre, ci siamo poste la domanda su come agire e di come, eventualmente, affiancare il Ministero nell’affrontare una situazione che rischia di riflettersi pesantemente sul lavoro del funzionario, rendendolo ancora più difficile e complesso di quanto già non sia.

Un’altra realtà che abbiamo tristemente constatato in questi anni di attività associativa è l’aumento del sentimento di solitudine ed isolamento avvertito dalle nuove generazioni. Anche in questo caso, dobbiamo rilevare che se da una parte, i “social” e i gruppi di sostegno o di attività online, molti dei quali lanciati su iniziativa di ACDMAE, possono contribuire a trovare qualche risposta ai problemi quotidiani, anche stando a distanza e senza un reale contatto personale, dall’altra parte la specificità di questa vita difficilmente viene compresa da chi, all’esterno, tende a ricacciare la persona in difficoltà in quel “limbo” dorato dell’immaginario collettivo.

In ultima analisi, pertanto, lo sforzo che ci vede coinvolte adesso non riguarda solo “il dare risposte strutturate alle innumerevoli domande e ai problemi pratici che nascono quotidianamente in seno a nuclei familiari più o meno numerosi, di età e con esigenze diverse, in partenza o in rientro in Italia” – come affermato in un articolo già pubblicato da Altrov’è – ma altresì creare un ambiente che, oltre alla soluzione, possa offrire anche quell’ascolto che si basa sulla consapevolezza di un comune vissuto.

In fondo, come affermava lo scrittore Christian Morgenstern, “la Casa non è dove vivi, ma dove ti capiscono”.

Federica Bartolini Giungi

Laureata in Scienze Politiche a Bologna, ha conseguito un Master nell’insegnamento dell’Italiano L2 all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dopo varie esperienze nelle istituzioni UE e all’UNHCR in Camerun, ha insegnato la lingua italiana agli stranieri, sia in Italia che all’estero, nella convinzione che l’integrazione passi attraverso la conoscenza della lingua. Dopo quattro anni trascorsi a Bucarest è rientrata a fare parte dell’attuale Direttivo con la carica di consigliera responsabile del Gruppo di Lettura e Conversazione in Italiano e delle attività culturali in generale, incarico che, tra l’altro, le sta consentendo di mantenere viva la sua passione per i libri.

Laura Bellato

Piemontese doc e laureata in Scienze della Formazione all’Università degli studi di Torino, lavora prima nel Dipartimento di Facoltà e poi in un Istituto per la Formazione universitaria. Da sempre impegnata in questo settore, diventa “Responsabile della Formazione” presso la sede romana della multinazionale Usa specializzata in risorse umane, Manpower S.p.A. Lascia questo incarico nel 2001 per volare con il marito diplomatico, a Dakar e poi a Malta. Un rientro a Roma dal 2009 al 2012, anni in cui è stata membro del Consiglio direttivo ACDMAE e ha seguito il Gruppo Giovanissimi, poi riparte per Bruxelles e infine in Bahrain. Oggi è a Roma, con due figli adolescenti e una grande passione per il mondo della scuola, della cucina e della medicina.

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