Da Oslo al Polo Nord con i ricercatori del CNR

di Maria Rosaria Gallo Colella

Quando mio marito mi ha comunicato la nostra nuova destinazione, la Norvegia, il mio primo pensiero è stato: “Ma che freddo farà lassù?!”, pensando alla capitale, Oslo, dove ci saremo stabiliti; ignara del fatto che al nord del Nord, in territorio norvegese, si trovano le isole Svalvard e che lì, nel  posto abitato più a nord del mondo (a 79 gradi di latitudine) ci sono, ovviamente degli italiani!
A Ny Ålesund, infatti, si trova la base del Cnr intitolata a Dirigibile Italia, la sfortunata missione di Umberto Nobile che a queste latitudini ha visto i suoi successi e poi la tragica fine della sua avventura.
A neanche due mesi dall’inizio della nostra missione in Norvegia, il Presidente del Cnr Massimo Inguscio decide di visitare la base assieme a giornalisti e documentaristi; mio marito l’accompagna e, visto che il professore è accompagnato dalla moglie, mi precipito a comprare il mio biglietto.
Mi rendo subito conto di quanto al nord sarò: il volo Oslo-Longyearbyen, capitale delle Svalvard, è più lungo della tratta Roma-Oslo che faccio ormai mensilmente.
Ricevuta la delegazione del Cnr a Oslo, finalmente si parte.
Al termine di un viaggio abbastanza tranquillo, atterriamo all’aeroporto di Longyearbyen su una pista stretta tra montagne ghiacciate che si tuffano nel Mare Glaciale Artico: è questo il primo segnale di un paesaggio irreale quanto suggestivo al quale dovremo abituarci.
Nel tragitto fino alla cittadina, avvistiamo i resti delle antiche miniere di carbone che erano state il motivo principale dell’insediamento: teatro di vari incidenti, evacuate a causa della guerra, le miniere verranno poi definitivamente abbandonate dopo l’ultima, disastrosa tragedia.
Il villaggio è stato poi ripopolato: ricercatori, per la maggior parte, che si appoggiano all’università locale; 2000 persone o poco più che vivono in questo villaggio di ghiaccio dalle casette perfettamente allineate, dipinte con i colori dell’ambiente circostante, su indicazione dagli artisti locali.
Vi trovano posto un elegante albergo che accoglie i pochi turisti, un supermercato (carissimo!), una palestra, la scuola dal nido al liceo; e due deliziose caffetterie che, a dispetto della immaginabile penuria di materie prime, si industriano a produrre cibi locali e persino degli squisiti cioccolatini, naturalmente a forma di orso polare!
E gli orsi cominciano a essere un problema per il villaggio: per la penuria di cibo causata anche dallo scioglimento dei ghiacci, questi animali (che normalmente si terrebbero ben lontano dal centro abitato) ora vengono sempre più spesso avvistati nei dintorni.
E infatti Christine, la ricercatrice tedesca che ci accompagna, ci racconta di come suo marito quella mattina fosse stato ingaggiato per pattugliare, armato, i confini delle piste in cui i bimbi del locale giardino d’infanzia avrebbero gareggiato sugli sci.
La sera ci aspetta l’indimenticabile spettacolo del sole a mezzanotte.
Raggi di luce filtrati dalle poche nubi si riflettono sul paesaggio bianco e ghiacciato e il bagliore durerà tutta la notte impedendoci, psicologicamente, di riposare.
Sembra infatti uno spreco rinchiuderci in camera con gli scuri sigillati  per dormire qualche ora mentre fuori si svolge uno spettacolo così insolito.
La mattina seguente, un arzillo bimotore ci aspetta nell’hangar.
Il volo a bassa quota si svolge tranquillamente, assecondato dal cielo terso e dall’assenza di vento. Atterriamo a Ny Ålisund, centro di ricerca internazionale, dove si trova la stazione artica “Dirigibile Italia” intitolata a Umberto Nobile.
Il villaggio ci accoglie avvolto da una luce abbacinante; il sole che non tramonta riscalda l’aria ferma e leggera, mitigando le temperature polari.
I giovani scienziati del Cnr ci danno il benvenuto. Con noi, c’è anche una troupe della Rai giunta sul posto per effettuare riprese e interviste; e comincia una delle giornate più sorprendenti della mia vita.
I ricercatori di stanza al Centro Artico in questo momento, una decina circa, ci mostrano le istallazioni, le camere, le strumentazioni; tutto è meticolosamente disposto e perfettamente efficiente.
Incontriamo meteorologi che controllano la “Torre del Vento” poco distante, dove i rilevatori di precisione registrano anche la più piccola variazione.
Conosciamo Giusi, ricercatrice siciliana che due volte l’anno si reca al Polo per istallare e poi recuperare sonde nel mare di ghiaccio.
E poi Elena, scienziata veneziana che sui ghiacciai effettua le carotature, prelevando segmenti di materiale in profondità per evidenziare e studiare le stratificazioni formatesi nel corso dei millenni.
Ci colpiscono questi giovani brillanti, geniali, che lavorano in condizioni a volte proibitive e che, da un momento all’altro, rischiano di rimanere senza lavoro per la cronica mancanza di fondi. Giovani menti che tutto il mondo ci invidia; e lo dimostrano le richieste di aiuto e collaborazione che giungono quotidianamente alla stazione Dirigibile Italia da tutti gli altri paesi.
Facciamo la conoscenza di una coppia singolare: marito e moglie romani, che hanno dedicato l’intera esistenza allo studio dell’atmosfera e che ora alle Svalvard lavorano a un pallone aerostatico che supporti un enorme schermo che studierà le variazioni atmosferiche a 40 km di altezza.
In motoslitta raggiungiamo i ghiacciai: ci mostrano il fiordo che qualche anno fa era completamente attraversabile e ora è quasi del tutto scongelato; il monumento ai morti del Dirigibile Italia e a quelli che hanno perso la vita nel tentativo di recuperare i superstiti.
Torniamo a casa con gli occhi e il cuore colmi di questa sconfinata bellezza. E la testa piena della grandezza di quest’umanità che dona tutta se stessa a un progetto, ad una idea, ad una passione. All’ombra e per la gloria del nostro paese.

Maria Rosaria Gallo Colella

Napoletana di nascita e temperamento, si è laureata presso il prestigioso Istituto Orientale della città partenopea.  Le lingue le ha poi praticate accompagnando il marito all’estero e seguendo le avventure scolastiche dei loro cinque figli.

Ha vissuto a Belo Horizonte, New York, Brasilia e Ginevra. Dalla nuova sede, Oslo, ha la “pretesa” di continuare a seguire le sorti della rivista, oltre che gli itinerari universitari dei figli sparsi per l’Europa! 

1 commento

Lascia un commento

Your email address will not be published.